02 dicembre 2014

Peggiora l'impatto delle attività umane sull'Oceano Pacifico

Nel corso degli ultimi cento anni l'apporto di composti azotati alle acque oceaniche ha continuato ad aumentare, tanto da raggiungere una grandezza paragonabile a circa metà della fissazione globale dell'azoto negli oceani. Il fenomeno, particolarmente marcato nelle regioni orientali del Pacifico settentrionale, potrebbe incidere anche sui cicli naturali del carbonio e del fosforo e alterare significativamente gli ecosistemo marini   (red)

La concentrazione di nitrati nelle acque superficiali del Pacifico settentrionale è fortemente aumentata negli ultimi 30 anni, e questo soprattutto per colpa dell'aumento del tasso di deposizione degli ossidi di azoto provenienti dai combustibili fossili e dai composti ammoniacali usati come fertilizzanti. Ad appurarlo è uno studio condotto da ricercatori del Politecnico di Pohang, in Corea del Sud, del Politecnico di Zurigo e della statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che firmano un articolo pubblicato su “Science”.

Peggiora l'impatto delle attività umane sull'Oceano Pacifico
Una fase del prelievo di campioni sulla nave oceanografica Ka'imikai-O-Kanaloa (Cortesia Paul Lethaby, UH SOEST)
Lo studio, che mirava a ricostruire le variazioni nella concentrazione dell'azoto nel Pacifico nel corso dell'ultimo secolo, è stato condotto con una tecnica che ha consentito di discriminare fra le varie fonti di provenienza dei composti azotati.

Ciò ha permesso di scoprire che il tasso di deposizione dall'atmosfera è più che raddoppiato a livello mondiale e attualmente ha raggiunto una grandezza paragonabile a circa metà della fissazione globale dell'azoto negli oceani.

L'aumento delle concentrazioni e delle deposizioni di azoto è vistosamente più marcato nella regione occidentale dell'oceano Pacifico. "E' un risultato che fa riflettere, che non avrei previsto", ha detto David M. Karl, uno degli autori dello studio. "Il Pacifico settentrionale è così vasto che era difficile immaginare che gli esseri umani potessero avere un simile impatto sul ciclo naturale dell'azoto."

L'aumento della disponibilità di composti azotati nelle acque dell'oceano può a sua volta determinare anzitutto un incremento dell'attività fotosintetica, e quindi di tutta l'attività biologica nei mari, con un conseguente maggiore trasporto di materiale organico ricco di carbonio dalle regioni superficiali
a quelle più profonde.

Peggiora l'impatto delle attività umane sull'Oceano Pacifico
La concentrazioni di composti azotati nel Pacifico settentrionale. (Cortesia Il-Nam Kim et al./Science/AAAS)
Ma questa potrebbe non essere a sola conseguenza: l'alterazione del rapporto fra nitrati e fosfati potrebbe infatti favorire gli organismi marini che prosperano in presenza di un elevato tenore di nitrati e una scarsità di fosforo e penalizzare gli altri.

Se una tendenza analoga fosse confermata anche per l'Atlantico e per l'Oceano Indiano, osservano i ricercatori, ci troveremmo di fronte a un altro esempio di un'alterazione su scala globale del sistema Terra dovuta all'azione dell'uomo.